USA nel passato
Come si riscalderà l’acqua alla Casa Bianca?
L’ Era Trump che comincia, l’addio di 5 presidenti Usa a Carter, il tetto di pannelli solari del 1979 rimosso da Reagan e la Cina. Quando gli aneddoti presidenziali ci raccontano l’epoca (anche ambientale) che attraversiamo
8 minGli Stati Uniti d’ America in questi giorni stanno vivendo momenti collettivi importanti: la conferma ufficiale della elezione presidenziale sotto la Presidenza di Kamala Harris sua sfidante in Senato, il giuramento di Trump e Vance, l’inizio di una nuova avventura al Governo per i Repubblicani ed all’ opposizione per i Democratici. L’ addio anche un po' malinconico di Biden, che è stato un protagonista del Capitol Hill per quasi cinquanta anni in tanti ruoli diversi.
Anche il rito celebrato con ben cinque Presidenti ancora in vita, per il funerale di Jimmy Carter, che pure ha preceduto questi momenti, è stato un rito collettivo che ha avuto grande attenzione nel mondo. Perché Jimmy Carter, che non ha certo avuto una Presidenza facile, conclusasi peraltro con la grana irrisolta degli americani dell’ambasciata Usa a Teheran ostaggio della Rivoluzione islamica di Khomeini ai primi passi, ha poi vissuto nei quasi cinquanta anni successivi, in giro per il mondo, impegnato per la pace e i diritti umani, guadagnandosi una stima unanime e ampiamente bipartisan.
Carter e i movimenti ambientalisti
Nella congerie di ricordi e aneddoti si è svelato un politico attento ai temi dell’ambiente in epoca quasi… Preistorica, il 1979. Fu in quel’ anno che dopo aver conosciuto da senatore Usa le crisi economiche che portarono alla crisi petrolifera del 1973, alla presa di ruolo mondiale dell’OPEC, a Stati improvvisamente divenuti non più “in via di sviluppo” ma ricchi di possibilità economiche, non solo egli porse ascolto ai neonati movimenti ambientalisti in tempi in cui forse anche i genitori di Greta Thunberg nemmeno si frequentavano come fidanzati, ma li prese davvero sul serio. E, primo tra i potenti del mondo, fece installare un impianto solare, ai tempi davvero molto semplice e rudimentale, nell’ ala sinistra della Casa Bianca, allo scopo di produrre acqua calda e prevedendo che nel giro di pochi anni quello sarebbe stato un metodo utile non solo al più potente Capo di Stato della Nazione che con orgoglio aveva voluto competere anche per la ricerca scientifica e la conquista dello Spazio, ma un metodo diffuso tra la popolazione statunitense e mondiale.
Foto d’epoca ce lo restituiscono così: piccolo, da solo al podio, davanti un’ala della White House tutta occupata da ben 32 pannelli molto grandi e in rilevo sul tetto della Casa Bianca, rivolti tutti in maniera statica verso il sole crescente. Oggettivamente quella che un architetto potrebbe chiamare con disdegno “una superfetazione” architettonica.
La scelta di Reagan
Era brutta da vedersi e molto rigida. Reagan, non tanto per motivi ideologici ma soprattutto per la sua idea di armonia e conservazione dell’esistente come l’aveva trovato (anche nei suoi film western soprattutto), nel 1986 li fece rimuovere e chi volesse saperne di più oggi troverebbe solo uno dei 32 pannelli solari di primissima e primitiva generazione Cartesiana nello “Smithsonian National Museum” di Storia Americana.
In realtà altri due furono salvati: uno si trova ovviamente alla Fondazione Carter ma un altro ancor più curiosamente, secondo il New York Times, si trova nella collezione del Museo di tecnologia ed energia solare a Dezhou, in Cina. Mai tale presenza fu più impensabilmente profetica, considerando che la Cina, che naturalmente come sappiamo ha cicli presidenziali un po’ più lunghi di quattro anni… oggi è la superpotenza in questo campo, con circa l’ottanta per cento della produzione della catena industriale dei pannelli solari nel mondo.
P
er quanto un democratico aperto al mondo, la visione di Carter non arrivava certo a immaginare questo ruolo della Cina, almeno allora, e da Presidente. Però presentando questa installazione alla Casa Bianca si spinse a dire che l’energia solare dal 1979 al 2000 avrebbe regalato almeno il 20 per cento dell’energia presente in Usa. E qui invece non è andato lontano dalla realtà perché effettivamente il solare negli Stati Uniti d’ America è oggi attorno al venti per cento di produzione complessiva. Però non è un bel risultato, visto con gli occhi presenti e considerando quanto è successo dal 1979 a oggi e quanti passi da gigante ricerca, e ricerca applicata al settore energetico, hanno fatto in quasi cinquanta anni.
Cosa ci insegna la storia
La riflessione va oltre Carter e la curiosità di un fatto che comunque ha la sua storicità, se è ricordato già nei Musei. La riflessione è quasi di scienza della politica oppure di filosofia della politica. Come debbono comportarsi le amministrazioni politiche e governative di fronte alle scienze, alle proposte innovative, alle sfide tecnologiche?
Al momento pare chiaro che Stati ad alto tasso di democrazia corrono il rischio a cui si è esposta la Presidenza Usa per il solare: Carter si, Reagan ni e no, Bush padre ni e si, Clinton si, Bush figlio ni e si, Obama decisamente si, Trump decisamente no, Biden si, Trump futuro prevedibilmente più no che ni. In tutto ciò gli Usa hanno perso il primato tecnologico sulla Cina e arrancano anche con alcuni Paesi Arabi molto danarosi che oggi hanno come sempre il sole ma anche i soldi per comprare tecnologie d’ avanguardia.
È un prezzo della democrazia ma è forse un prezzo su cu riflettere nella costruzione di una continuità non ideologica delle amministrazioni dei Paesi democratici. In Usa si nota di più, ma vale come riflessione anche per l’Unione Europea e i suoi Stati pur se con minore forza innovativa o produttiva rispetto agli USA, almeno singolarmente.
C
on l’eccezione della Gran Bretagna in cui la spinta per la riduzione del peso del carbone, del nucleare “sporco” del passato e una certa apertura all’ innovazione energetica ha avuto una portata incidente in tutte le amministrazioni, conservatrici o laburiste (e nella relazione coi liberali) nello stesso arco di tempo. E Brexit o non Brexit, tanto è vero che il buon tasso di innovazione energetica britannica oggi rischia di appesantire i tassi post Brexit in Unione Europea.
Come si riscalderà oggi, a tanti anni di distanza da quella spontaneità innovativa di Jimmy Carter, l’acqua calda della Casa Bianca? Attendiamo di scoprirlo nel Trump al momento sappiamo solo che gli alberi di Natale dopo Bush non usano lucine tradizionali elettriche ma led a energia solare. Almeno fino al Natale 2024.