La sfida della transizione giusta 

Dopo le elezioni del 2024, il Paese inaugura un Governo di Unità Nazionale ponendo come priorità la crescita inclusiva. Una decarbonizzazione che garantisca anche l’accesso all’energia sarà cruciale per promuovere lo sviluppo economico e consolidare la fiducia degli elettori

Dopo le elezioni del 2024, il Paese inaugura un Governo di Unità Nazionale ponendo come priorità la crescita inclusiva. Una decarbonizzazione che garantisca anche l’accesso all’energia sarà cruciale per promuovere lo sviluppo economico e consolidare la fiducia degli elettori

di Jordan McLean e Luanda Mpungose

L

e elezioni sudafricane di maggio 2024 hanno segnato una svolta nella giovane democrazia del Paese. Con un’affluenza alle urne del 58,64 percento – inferiore alle aspettative – le elezioni hanno portato all’istituzione, per la prima volta a livello nazionale, di un governo di coalizione. Questo modello di governance, già sperimentato a livello locale con risultati deludenti, rappresenta ora una sfida cruciale. Il nuovo Governo di Unità Nazionale (GUN) ha dichiarato il proprio impegno verso uno sviluppo economico inclusivo e la prosperità del Paese, puntando a superare le divisioni partitiche e a privilegiare l’interesse collettivo. 

 

Resta da vedere in che misura la governance della coalizione avrà un impatto sulla politica nei settori critici del Paese, in particolare quello energetico. È probabile che tra i partiti della coalizione si instauri una competizione per superarsi a vicenda e riuscire ad accaparrarsi il maggior numero di elettori in vista delle prossime elezioni municipali: sarà questo il traino per l’attuazione delle politiche esistenti, mentre per le nuove proposte politiche si dovrà trovare dei solidi punti di incontro. In Sudafrica accelerare l’attuazione è quanto mai necessario nel complesso settore dell’elettricità, dove la transizione dai combustibili fossili è ancora socialmente contestata, dal momento che da essi dipendono molti mezzi di sussistenza. 

La maggioranza incontrastata dell’African National Congress (ANC), anche se in graduale declino, è stata messa alla prova e non si è dimostrata all’altezza nelle elezioni del maggio 2024: l’ANC e i principali partiti di opposizione - Democratic Alliance (DA) e Economic Freedom Fighters (EFF) - non avevano previsto l’improvviso successo del neocostituito partito Umkhonto Wesizwe (MK). Fondato dall’ex presidente Jacob Zuma nel dicembre 2023, pochi mesi prima delle elezioni, l’MK si è imposto tra i primi tre partiti con il 14,58 percento dei voti, assicurandosi la roccaforte nella provincia del Kwazulu-Natal, dove Zuma gode di un’importante base. Poiché la nascita dell’MK è il risultato diretto delle politiche di fazione che hanno afflitto l’ANC, non sorprende che quest’ultimo abbia perso la maggioranza e che alcuni dei voti di cui beneficiava in precedenza siano stati espressi a favore dell’avversario separatista. L’ANC ha guadagnato solo il 40,18 percento dei voti, mentre per il DA e l’EFF si parla rispettivamente del 21,81 percento e del 9,52 percento.  

 

 

LE ELEZIONI SUDAFRICANE di maggio 2024 hanno portato all'istituzione, per la prima volta a livello nazionale, di un governo di coalizione. Il nuovo Governo di Unità Nazionale (GUN) ha dichiarato il proprio impegno verso uno sviluppo economico inclusivo e la prosperità del Paese. Resta da vedere in che misura la governance della coalizione avrà un impatto sulla politica nei settori critici del Paese, in particolare quello energetico

 

 

La transizione di governo post-elezioni è stata acclamata come un successo fondamentale della democrazia sudafricana: un processo simile richiede diversi mesi in alcuni Paesi del Nord globale, mentre in Sudafrica è stato realizzato in sole quattro settimane, senza conflitti né episodi di violenza. E ciò nonostante l’MK abbia denunciato la manipolazione dei risultati elettorali, rivendicazione cui la Commissione Elettorale sudafricana (IEC) si è opposta con veemenza, proclamandosi disposta a difendere la propria posizione presso la Corte elettorale. 

 

 

Le priorità del governo di unità nazionale 

Nonostante i sudafricani abbiano espresso a gran voce la propria sfiducia nel partito leader, l’ANC ha guidato la costituzione di un governo di coalizione composto da sette partiti politici. Il Presidente Ramaphosa ha illustrato le tre priorità del GUN, che pone l’accento innanzitutto sulla crescita economica inclusiva e sulla creazione di posti di lavoro, quindi sulla riduzione della povertà e sulla lotta al costo della vita e infine sulla costruzione di uno Stato capace, etico e in grado di evolversi.  L’ANC ha dimostrato abilità strategica e resilienza nel mantenere il controllo dell’agenda economica, garantendosi i portafogli chiave per orientare lo sviluppo del Paese. Nonostante la debole performance elettorale, il partito ha ottenuto 20 incarichi di gabinetto, tra cui ministeri cruciali come Finanze, Energia, Risorse Minerarie, Affari Esteri e Commercio, oltre alla Presidenza e alla Vicepresidenza. Alla Democratic Alliance (DA) sono stati assegnati sei ministeri, tra cui Agricoltura e Ambiente, mentre l’Inkatha Freedom Party, con una solida base di elettori zulu, ha assunto il controllo del ministero degli Affari Cooperativi e della Governance Tradizionale, oltre alla gestione della risposta alle calamità. L’ANC mantiene inoltre una presenza strategica con i suoi viceministri in diversi portafogli guidati da altri partiti, garantendosi così un ruolo attivo e un monitoraggio diretto delle attività governative. 

 

Affrontare la crisi energetica del Sudafrica sarà cruciale affinché il GUN possa realizzare la sua priorità: promuovere una crescita economica inclusiva. Nel 2023, la Reserve Bank aveva stimato che il “loadshedding” — dieci ore di blackout quotidiani in tutto il Paese —avesse ridotto il potenziale di crescita economica del 2 percento, abbassando le previsioni annuali a un modesto 0,3 percento. Garantire una fornitura stabile di energia elettrica è quindi fondamentale per rilanciare l’economia, il che spiega l’importanza strategica del controllo del portafoglio energetico da parte del governo. Nella settima amministrazione, il Presidente Ramaphosa ha separato il portafoglio dell’Energia da quello delle Risorse Minerarie, creando un nuovo Dipartimento per l’Energia e l’Elettricità. Guidato dal ministro dell’ANC Kgosientsho Ramakgopa, il dicastero è affiancato dalla viceministra Samantha Graham-Mare, esponente del DA, partito all’opposizione noto per le sue critiche all’approccio dell’ANC alla diversificazione del mix energetico. In particolare, il DA si oppone fermamente al nucleare, una tecnologia sostenuta da Ramakgopa. Sebbene il DA sia favorevole alle energie rinnovabili, Graham-Mare è stata accusata di ostacolare deliberatamente i progetti nucleari durante il suo incarico, alimentando così ulteriori tensioni all’interno della coalizione. 

 

 

L’incapacità di Eskom, ente di proprietà dello Stato che detiene il monopolio dell’energia elettrica, di “tenere le luci accese” è stata una pecca fatale per le campagne elettorali dell’ANC dall’inizio del loadshedding, a fine 2007. Inoltre, le conseguenze economiche dettate da questo sistema di risparmio energetico hanno inasprito le disuguaglianze e accresciuto la povertà e la disoccupazione, minando ulteriormente l’ANC alle urne. Dall’assunzione della carica, Ramakgopa è riuscito a evitare ulteriori forzature di questo tipo: al mese di dicembre 2024, il Paese ha registrato la ragguardevole cifra di 250 giorni senza interruzioni di corrente e mantenere questa rotta da parte di Ramakgopa sarà cruciale per la futura integrità della governance dell’ANC.

 

 

 

Vista dall’alto dell’impianto di generazione di energia solare Khi Solar One, nel deserto vicino a Keimoes, nel Capo Settentrionale, Sudafrica.Mentre il dicastero di Mantashe era caratterizzato da un sostegno alle fonti fossili, soprattutto il carbone, Ramakgopa può implementare politiche più ambiziose per l’espansione delle energie rinnovabili

 

  

 

Il percorso di decarbonizzazione 

L’eterogeneità all’interno del nuovo dicastero dell’Energia e dell’Elettricità rappresenta un segnale di rinnovata speranza per la decarbonizzazione del Sudafrica. In passato, l’ex Dipartimento per le Risorse Minerarie e l’Energia, sotto la guida del ministro Gwede Mantashe, era associato a una linea fortemente favorevole ai combustibili fossili. Mantashe, ex sindacalista con solidi legami con il movimento operaio, si è autodefinito “Re Carbone” e ha spesso respinto le pressioni per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili. Durante un dibattito parlamentare nel 2022, aveva ribadito che il futuro energetico del Sudafrica sarebbe stato basato su un mix di fonti, inclusi carbone, gas e nucleare, con l’obiettivo di ridurre le emissioni senza abbandonare i combustibili fossili. 

 

Ora, libero dall’impegno esplicito verso il carbone che caratterizzava il dicastero di Mantashe, Ramakgopa può implementare politiche più ambiziose per l’espansione delle energie rinnovabili. Tuttavia, è improbabile che il Sudafrica abbandoni completamente il carbone, anche perché Mantashe conserva il controllo sulla legislazione relativa al gas, sollevando dubbi sulla capacità di Ramakgopa di gestire in modo efficiente e integrato le risorse energetiche del Paese. Inoltre, Ramakgopa svolgerà un ruolo chiave nell’attuazione del Piano di transizione energetica giusta e sarà membro della Commissione presidenziale per il clima, organismo multi-stakeholder incaricato di supervisionare e facilitare la transizione. Attraverso l’elaborazione sia di un piano di investimento sia di un piano di attuazione, la Commissione si appresta a perseguire grandi progetti per sostenere la transizione energetica, creare posti di lavoro e sostenere la crescita per l’economia grazie all’industria verde.  

 

Nel complesso, si prevede continuità nella politica energetica tra le due amministrazioni del Presidente Ramaphosa, con l’aspettativa che l’attuazione acceleri ora che l’ANC è chiamato a dimostrare capacità di governance nel controllo del portafoglio elettrico. Durante il primo discorso di apertura del Parlamento sotto il nuovo Governo di Unità Nazionale, Ramaphosa ha presentato un piano energetico articolato in cinque pilastri: il risanamento di Eskom, l’aumento degli investimenti privati nel settore energetico, l’acquisizione accelerata di nuova capacità di generazione, la promozione di investimenti domestici in pannelli fotovoltaici sui tetti e la trasformazione strutturale del settore elettrico.  Questi pilastri riflettono in larga misura la continuità con le politiche energetiche attuali. Prima della democratizzazione del 1994, Eskom si concentrava sulla fornitura di elettricità a basso costo per l’industria pesante e le famiglie benestanti, escludendo gran parte della popolazione povera africana. Dalla metà degli anni ‘90, la società ha adottato una strategia per democratizzare l’accesso all’elettricità, riuscendo a portare la copertura a oltre l’80 percento della popolazione. Tuttavia, la pubblicazione del “Libro Bianco sulla Politica Energetica” nel 1998 aveva già evidenziato la necessità di ulteriori riforme per promuovere inclusività, accessibilità e sostenibilità.   

 

 

Garantire una fornitura stabile di energia elettrica è fondamentale per rilanciare l’economia, il che spiega l’importanza strategica del controllo del portafoglio energetico da parte del governo

 

 

 

Nonostante ciò, le riforme hanno costantemente ceduto il passo alla priorità di garantire la fragile stabilità della fornitura elettrica, una realtà che i 250 giorni di loadshedding registrati di recente continuano a rendere drammaticamente evidente. Resta quindi fondamentale tradurre le ambizioni politiche in azioni concrete per assicurare un futuro energetico più stabile e sostenibile. Data la situazione moderatamente stabile in tema loadshedding e considerato l’impegno del Sudafrica nel voler ampliare la capacità di energia rinnovabile sulla garanzia del Just Transition Framework e degli impegni internazionali assunti nell’ambito della Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il governo nazionale ha davanti a sé un’opportunità unica per rimodellare il panorama energetico del Paese e passare a un futuro a basse emissioni di carbonio, attraverso un’implementazione solida e tempestiva dei programmi già in essere. Soprattutto se alla guida del nuovo Dipartimento per l’Energia e l’Elettricità vi è un ministro dell’ANC, l’ex partito al potere gode di immense possibilità per collegare l’efficace gestione dell’energia alle future campagne elettorali locali e nazionali, a testimonianza dell’impegno nei confronti degli elettori e della promessa fatta in sede elettorale, vale a dire progettare uno sviluppo economico inclusivo nell’arco dei prossimi 10 anni.  

 

Dando priorità alle energie rinnovabili, migliorando le prestazioni di Eskom e garantendo la sicurezza energetica, il governo può dare vita a un futuro energetico più sostenibile e affidabile per il Sudafrica, in grado di attrarre investimenti e stimolare la necessaria crescita economica: l’occhio è puntato sui prossimi quattro anni, che saranno cruciali per determinare il successo di questi sforzi e il loro impatto sullo sviluppo economico e sociale del Paese.