USA, la corsa al futurodi Massimo Basile
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Microchip tra sicurezza, mercato e politica

USA, la corsa al futuro

di Massimo Basile

Gli Stati Uniti stanno investendo enormi risorse nell’intelligenza artificiale, sia a livello pubblico che privato, consapevoli che quello tecnologico è uno dei terreni su cui si combatte la sfida per la supremazia con la Cina. Intanto nel Paese è vivo il dibattito sulle questioni etiche che l’IA porta con sé

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re giovani ingegneri di Stanford, tracce dell’Antica Roma, una compagnia tech, la sfida nucleare e una piccola isola di fronte alla Pennsylvania. Sono gli ingredienti della storia di una delle più grandi rivoluzioni economiche globali, al centro della sfida tecnologica tra USA e Cina. È l’incontro tra l’intelligenza artificiale (IA) e il calcolo ad alte prestazioni (HPC), due tecnologie che stanno trasformando il panorama globale, sintetizzate in un microchip e nella capacità di gestire più computer simultaneamente. Solo negli Stati Uniti elementi così distanti potevano convergere accelerando innovazioni senza precedenti nella ricerca, analisi dei dati e soluzioni industriali. IA e HPC, insieme, non solo stanno migliorando le soluzioni energetiche esistenti, ma stanno aprendo nuove strade per la transizione energetica. Le aziende possono ottimizzare le operazioni, ridurre i costi e migliorare l’efficienza. Nel settore manifatturiero queste tecnologie possono prevedere guasti alle macchine, ottimizzare le catene di approvvigionamento e migliorare la qualità dei prodotti. Nella finanza, analizzano enormi quantità di dati, prevedono tendenze di mercato e gestiscono rischi finanziari. Nel settore medico, l’uso degli algoritmi nella diagnostica è ormai prassi diffusa negli ospedali di tutti gli Stati Uniti, dallo Stato di New York al New Mexico, dalla California alla Florida. 

 

 

I piani federali di investimento nella realizzazione di microchip americani hanno segnato una svolta - la spesa è passata da 1,3 miliardi nel 2017 a 3,3 nell’anno fiscale 2022 - e rappresentano un avvertimento alla Cina: non sarà consentito il “sorpasso”. La nuova tecnologia è tra noi. Come sostiene Rajeeb Hazra, già vicepresidente di Intel e ora presidente di Quantinuum, “c’è una intera classe di nuovi utenti che non sa di usare l’HPC, ma fa già parte della loro vita”. Sfruttare al massimo il cervello artificiale è la sfida moderna. Ma che parte da lontano. 

 

 

Tre ragazzi e una visione 

Quasi trent’anni fa tre ragazzi, Jen-Hsun Huang, Chris Malachowsky e Curtis Priem, laureati a Stanford in ingegneria elettronica, fondarono un’azienda destinata a segnare una svolta nel mondo dei microchip. La sede venne stabilita a Santa Clara, California, il nome nacque dall’innesto di due lettere, N e V, iniziali di Next Vision, “la prossima visione” sul termine “invidia”, il sentimento di invidia come era conosciuto nell’antica Roma. Nacque Nvidia, a rappresentare, già dal nome, il contrasto tra la voglia di avanzare e l’attrito delle forze contrarie al cambiamento. Per vedere il primo chip prodotto fu necessario aspettare due anni, ma quel microprocessore si rivelò capace di gestire sia il 2D sia il 3D e di processare l’audio. Venne usato nei videogiochi, ma negli anni la sua trasformazione ha portato Nvidia a dominare l’industria dei super microprocessori, a controllare oltre l’80 percento del mercato, superare i tremila miliardi di dollari di capitalizzazione a Wall Street, diventando strategico per la corsa americana al primato nell’intelligenza artificiale e nel calcolo ad alte prestazioni. A Nvidia si è unita Microsoft, decisa a sviluppare l’IA e l’energia nucleare. Il gigante di Seattle ha firmato un accordo ventennale con la compagnia energetica americana Constellation Energy, che prevede la rimessa in funzione del reattore Unit 1, chiuso cinque anni fa principalmente per motivi economici. L’impianto si trova sulla Three Mile Island, l’isola di fronte alla Pennsylvania, nota per l’incidente che, nel 1979, coinvolse l’Unit 2, un altro reattore che fu danneggiato irreversibilmente e mai più riattivato. Microsoft acquisterà energia dall’impianto e la utilizzerà per alimentare la sua corsa verso lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. 

 

 

la fotoLa sede centrale di Nvidia a Santa Clara, California. Nata circa 30 anni fa, Nvidia domina l’industria dei super microprocessori, controlla oltre l’80 percento del mercato e supera i tremila miliardi di dollari di capitalizzazione a Wall Street

 

 

 

I piani del Governo  

Intanto il governo statunitense, con il via libera del Congresso, ha introdotto due strumenti: il Chips and Science Act e il National AI Iniziative Act. Il primo, approvato da Camera e Senato e diventato legge il 9 agosto del 2022, stanzia circa 280 miliardi di dollari per vari settori tecnologici, di cui 52 miliardi destinati a sussidi e crediti d’imposta per le aziende di produzione di chip. Inoltre, 200 miliardi sono destinati alla ricerca nell’IA, il calcolo quantistico e la robotica. Con quali risultati? Fino a oggi sono stati annunciati investimenti per oltre 395 miliardi nel settore dei semiconduttori, con la creazione di oltre 115 mila posti di lavoro.  

 

 

L’obiettivo del National AI Iniziative Act è quello di coordinare un programma a livello federale per accelerare la ricerca e l’applicazione dell’IA, supportando la prosperità economica e la sicurezza nazionale. Le agenzie coinvolte sono il National Institute of Standard and Technology, la National Science Foundation e il dipartimento dell’Energia. A queste si aggiungono i Big Tech. Google ha investito in modo massiccio nell’intelligenza artificiale attraverso Google AI e DeepMind, sviluppando tecnologie avanzate come il machine Learning e l’elaborazione del linguaggio naturale. Microsoft, con Azure AI, fornisce strumenti e piattaforme per sviluppatori e aziende, e ha investito in OpenAI per accelerare l’innovazione nel campo dell’IA generativa. La stessa OpenAI, diventata famosa per i modelli avanzati come Gpt-4, è all’avanguardia nella ricerca e collabora con Microsoft per integrare le sue tecnologie con i prodotti commerciali. Anche le startup giocano un ruolo cruciale nell’ecosistema dell’IA grazie alla loro capacità di innovare rapidamente e adattarsi alle nuove tendenze. Questa sinergia sta producendo un terreno fertile e senza precedenti. 

 

 

Privacy e Bias, il dibattito negli Usa 

Insieme alla promessa di grandi opportunità di sviluppo nei campi più disparati, IA e HPC portano con sé importanti questioni etiche: negli USA è molto acceso il dibattito sui bias algoritmici, la privacy o l’impatto sull’occupazione. Uno dei temi centrali è il rischio che gli algoritmi riproducano o amplifichino pregiudizi preesistenti, i cosiddetti bias, in particolare contro minoranze etniche, gruppi socio-economicamente svantaggiati, o altre categorie vulnerabili. Molti algoritmi di IA sono addestrati su set di dati che riflettono disuguaglianze sociali storiche, portando a risultati che possono perpetuare queste disuguaglianze. Nella storia recente americana c’è un precedente che dovrebbe mettere in guardia: il caso di un algoritmo di selezione del personale di una compagnia che favoriva candidati maschi, perché addestrato su dati storici di assunzioni in cui i maschi rappresentavano la stragrande maggioranza. Anche la “privacy” è un tema sensibile: l’intelligenza artificiale richiede grandi quantità di dati per funzionare in modo efficace, ma questo genera dubbi sulla qualità della raccolta, l’uso e la protezione dei dati personali. Anche perché i dati prelevati dai social possono essere utilizzati per creare profili dettagliati, influenzando le decisioni degli utenti e i loro comportamenti, e senza un loro consenso esplicito. L’impatto sull’occupazione non è un elemento secondario. L’automazione alimentata dall’intelligenza artificiale può sostituire lavori umani, provocando una nuova disoccupazione, in particolare in settori come la produzione, la logistica ma anche servizi professionali.  

 

 

 

la fotoLa Silicon Valley è il cuore globale dell'innovazione tecnologica e uno dei principali centri per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Molte delle più grandi aziende tecnologiche al mondo, come Google, Apple, Meta, OpenAI e NVIDIA, sono basate qui. In foto, lo skyline del centro di San Francisco

 

 

Di pari passo con il progresso tecnologico è essenziale dunque mettere a punto normative che proteggano la privacy degli individui e garantiscano l’uso etico dei dati. Da questo punto di vista l’approccio degli Stati Uniti è più flessibile rispetto a quello dell’Unione Europa. L’obiettivo è promuovere l’innovazione senza imporre vincoli troppo stringenti. Il National AI Initiative Act punta a stabilire standard e requisiti per l’uso sicuro ed etico dell’intelligenza artificiale. Allo stesso tempo il governo sta collaborando con le aziende tecnologiche per sviluppare linee guida, bilanciando innovazione e controllo. L’Unione Europea ha adottato l’AI Act, un regolamento dettagliato che mira a proteggere i diritti dei cittadini e a garantire la trasparenza e la responsabilità nell’uso dell’intelligenza artificiale. Gli Usa preferiscono un approccio meno regolamentato, focalizzato sulla promozione della competitività e dell’innovazione, però mantenendo un occhio vigile sui rischi potenziali. 

 

 

La competizione con la Cina 

A queste quadro si aggiungono le implicazioni geopolitiche. La competizione per la supremazia tecnologica tra USA e Cina è uno degli aspetti chiave. Entrambi i Paesi stanno investendo in modo enorme in IA e HPC per ottenere un vantaggio competitivo. Con aziende leader nella tecnologia come Google, Microsoft e la stessa OpenAI, compagnia in rapida ascesa che ha raggiunto una valutazione potenziale di 150 miliardi di dollari, gli USA guidano l’innovazione nel settore privato e sono pronti ad aprirsi ad altri Paesi, tra cui l’Italia. La Cina ha scelto un approccio più centralizzato, con investimenti statali e una strategia nazionale per diventare leader mondiale nell’IA entro il 2030. 

È uno scontro su un piano nuovo, di cui nessuno conosce i confini

L’intelligenza artificiale, con la sua promessa di replicare e superare la mente umana, si presenta come un Prometeo moderno, che porta con sé il fuoco della conoscenza ma anche il rischio di un’eterna punizione. In questo contesto, gli Stati Uniti si ergono come il titano che cerca di domare questa forza primordiale, consapevoli che il controllo delle tecnologie potrebbe determinare il futuro della nazione e del mondo intero. Ma cosa significa tutto questo per l’essenza dell’umanità? In un mondo dove le macchine pensano e decidono, dove si colloca l’anima umana? La sfida non è solo tecnologica, ma etica e filosofica. La libertà, la privacy, lo stesso concetto di identità, secondo quanto emerge dal dibattito in corso nel mondo scientifico americano, sono messi in discussione da algoritmi che non conoscono morale né compassione. Eppure, l’America, con la sua sete di progresso, non può fare a meno di spingere avanti. Per questo si trova a un bivio, pronta a sfidare l’ignoto con coraggio e determinazione, sperando che la sua bussola morale possa guidarla attraverso le tempeste del progresso. 

 

 

 

 

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