Il vero direttore d'orchestra
Oltre l’IA: la potenza unica del pensiero umano
Per quanto avanzata e sofisticata, l’intelligenza artificiale non può competere con la magnifica complessità del cervello umano. Può fornire risposte, persino imitare la creatività umana, ma non ha consapevolezza. Non conosce il dolore, la gioia, la bellezza di una scoperta improvvisa
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icordo ancora il suono delle dita che picchiavano sui tasti della mia rossa Olivetti Valentine durante l’esame da giornalista, a metà degli anni ’90. Un ritmo quasi ipnotico accompagnava i miei pensieri, mentre cercavo di mettere in ordine le idee. Ogni lettera doveva essere precisa, ogni frase ponderata, perché una volta battuta non c’era spazio per ripensamenti. Oggi il computer completa le frasi, suggerisce sinonimi, corregge (e sbaglia) in tempo reale, traduce. La mia vita da giornalista è passata dall’era della carta a quella dell’intelligenza artificiale.
Sono stati fatti grandi balzi in avanti, da sempre l’essere umano ha sognato macchine in grado di risolvere i suoi problemi, ma la macchina non “comprende” ciò che vede, né attribuisce valore o significato alle immagini che elabora. Può fornire risposte, persino imitare la creatività umana, ma non ha consapevolezza. Non conosce il dolore, la gioia, la bellezza di una scoperta improvvisa. Non può provare il brivido che si sente quando una storia inizia a prendere forma, quando si scava in profondità e si trova un nucleo di verità che nessuno aveva ancora visto. Per quanto avanzata e sofisticata, l’intelligenza artificiale non può competere con la magnifica complessità del cervello umano
Come diceva Blaise Pascal, “l’uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma è una canna pensante”
Nel 2018 intervistai l’artista Andrea Bianconi, in occasione della mostra “Breakthrough”, in Texas, nella prestigiosa Barbara Davis Gallery di Houston. Mi descriveva un’opera astratta, a spirale, che mi sembrava indecifrabile così come la sua esibizione con una gabbia in testa. Mentre parlava, qualcosa cambiò nel modo in cui osservavo il quadro, improvvisamente mi sembrò di coglierne il significato nascosto. Fu un momento di comprensione difficile da spiegare, un’esperienza “estetica” che nessuna macchina sarebbe in grado di replicare.
Un cervello umano opera a una potenza infinitamente inferiore a quella di un supercomputer. Con soli 20 watt di energia, lo stesso consumo di una piccola lampadina, il nostro cervello è in grado di svolgere una gamma di funzioni incredibilmente complesse, dalla risoluzione di problemi creativi alla regolazione emotiva, dalla memoria alla pianificazione del futuro. Per fare lo stesso, una macchina come AlphaGo (l’intelligenza artificiale sviluppata da Google che ha sconfitto il campione del mondo di Go) ha richiesto migliaia di GPU e decine di megawatt di energia. Ma non ha potuto “assaporare” il piacere della vittoria. Questa è la vera potenza dell’intelligenza umana. Siamo capaci non solo di creare, ma anche di rivedere, distruggere, ripensare e rifare.
Uno dei grandi pionieri della cibernetica, Norbert Wiener, avvertiva che, se non controllati, i progressi tecnologici possono avere conseguenze pericolose: “Il grande problema non è creare macchine che pensino, ma creare macchine che obbediscano”. Il problema in teoria sarebbe risolto dalle leggi sulla robotica di Isaac Asimov, ma tra la perfezione della fantascienza e la realtà c’è sempre uno scarto.
Guardando al futuro, una delle sfide più urgenti dell’intelligenza artificiale è quella di rendere il funzionamento delle macchine più sostenibile. Un recente studio dell’Università di Massachusetts Amherst rileva come l’addestramento di un singolo grande modello di linguaggio possa emettere oltre 284 tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente di cinque auto nell’intera durata della loro vita. Il cervello umano, con la sua struttura biologica, continua a essere il più efficiente motore di intelligenza mai esistito, un modello di sostenibilità naturale che la tecnologia non potrà riprodurre. Il vero direttore d’orchestra, l’unico agente in grado di comporre, scomporre e armonizzare l’intelligenza artificiale è il nostro cervello, l’intelligenza naturale.