Un mondo materialedi Alessandro Aresu
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Attenzione per i materiali e rischio politico

Un mondo materiale

di Alessandro Aresu

La fase geopolitica in cui viviamo è caratterizzata da una nuova consapevolezza della fisicità degli elementi e dei processi alla base della nostra economia, che si riflette nelle scelte politiche a livello internazionale

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I

l viaggio proposto di recente dal giornalista Ed Conway tra sabbia, sale, ferro, rame, petrolio e litio ricorda l’attualità del passaggio di una famosa canzone di Madonna degli anni ’80: “viviamo in un mondo materiale”. Certo, possiamo chiudere gli occhi e credere di vivere in un mondo immateriale, fatto solo di servizi e di applicazioni. La verità è che quest’ultimo mondo non sarebbe possibile se non attraverso i processi e le competenze che costituiscono la sua infrastruttura fisica. La fase geopolitica in cui viviamo e in cui vivremo nei prossimi anni è caratterizzata da una nuova consapevolezza del mondo materiale, a tutti i livelli. Tale consapevolezza si riflette ormai nelle politiche pubbliche a livello internazionale.

 

 

 

Le politiche pubbliche

Per esempio, nel 2021 il rapporto della Casa Bianca sull’analisi delle supply chain, oltre a sezioni sulla manifattura dei semiconduttori, sulle batterie e sui farmaci, ne contiene una dedicata in modo specifico a minerali e materiali critici, curata dal Dipartimento della Difesa. Nel 2023, la Commissione europea ha lanciato il Critical Raw Materials Act, con lo scopo di assicurarsi un approvvigionamento adeguato di componenti essenziali per la transizione ecologica e digitale, così come per industrie quali l’aerospazio e la difesa.

I vari Paesi indicano la “criticità” dei materiali secondo definizioni e standard non uniformi; pertanto, la lista di materiali cambia a seconda degli interessati. Come notato dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti già nel 2014, in parole semplici “critico” è ciò di cui si ha bisogno ma che non si riesce sempre ad avere.

 

Nel 2023, il Critical Raw Materials Act dell’Unione europea è stato accompagnato da uno studio, che ha aggiornato un documento precedente del 2020, relativo a 87 materie prime che necessitano di un’analisi approfondita su offerta e domanda, sulla base del loro ruolo in alcuni settori (in particolare mobilità, energie rinnovabili, industria, ICT, aerospazio/difesa) e dei rischi nelle forniture. Il testo finale del regolamento europeo individua una lista di 34 materie prime critiche, di cui 17 strategiche, tra cui cobalto, gallio, germanio, litio, nickel.

 

 

 

la fotoUn fattore essenziale del nuovo mondo materiale, che sarebbe miope trascurare, riguarda il capitale umano

 

 

L’attenzione per i materiali fa ormai pienamente parte del rischio politico in questa fase storica. Gli stessi documenti strategici statunitensi notano che con la fine della guerra fredda è avvenuto un riorientamento delle supply chain in cui “l’efficienza economica è divenuta prioritaria rispetto alla diversità e alla sostenibilità dell’offerta”, i Paesi occidentali hanno subito una significativa erosione manifatturiera e perso visibilità sulla stessa struttura delle filiere. Oggi una visione strettamente economica dei materiali (estrazione e trattamento nei luoghi in cui è conveniente, vendita indistinta in un mercato globale) non è sostenibile, per varie ragioni. Anzitutto, non viviamo in un mondo in pace, bensì caratterizzato da crescenti conflitti, militari, economici e tecnologici, in cui i materiali possono essere usati come armi. Inoltre, il loro stesso ruolo economico ha visto e vedrà cambiamenti significativi in questo secolo, per la riorganizzazione industriale della transizione energetica. La corsa geopolitica ai materiali critici non avviene quindi in un’interdipendenza di cui tutti possono avvantaggiarsi, ma nel mezzo di profonde asimmetrie informative e di potere.  

 

 

In questa situazione fragile, i materiali sono sempre più oggetto di diplomazia formale e informale, portata avanti da imprese e governi, e determinano punti specifici di attenzione geografica, per via di alcune caratteristiche e disponibilità: si pensi, tra l’altro, al cosiddetto triangolo del litio (tra Argentina, Bolivia, Cile), alla Repubblica Democratica del Congo per il cobalto, al ruolo dell’Australia.

 

 

Filiere e capitale umano

Allo stesso tempo, per un’analisi consapevole, non bisogna mai separare l’economia dei materiali critici dalla capacità industriale. Il mondo materiale, infatti, non conta perché esiste in potenza ma per ciò che consente ai vari attori di realizzare, in termini di capacità e filiere manifatturiere. Il percorso della Repubblica Popolare Cinese, per esempio, non è comprensibile se non si considera questo elemento fondamentale. Pechino è divenuta una potenza mineraria, soprattutto in relazione al trattamento e alla trasformazione di materiali, non in termini astratti ma per accompagnare precisi obiettivi industriali, come l’ascesa della sua industria chimica e automobilistica. Un mercato in costante crescita ha consentito di scalare e applicare le tecnologie. 

 

 

Un fattore essenziale del nuovo mondo materiale, che sarebbe miope trascurare, riguarda il capitale umano. Soprattutto nel contesto europeo, la discussione è spesso dominata dalle date di phase-out di alcuni prodotti e da annunci con percentuali irrealistiche di approvvigionamento di materiali. È un approccio miope.

Va dato maggiore rilievo alla conoscenza delle filiere e delle competenze richieste, anche nel discorso pubblico

Nei suoi primi anni all’AGIP, Enrico Mattei si adoperò per diffondere gli scritti, anche divulgativi, dei geologi, valorizzando una importante tradizione scientifica italiana. Allo stesso modo, la consapevolezza del mondo materiale richiede una rinnovata attenzione sulle competenze geologiche, metallurgiche, chimiche, e sulla loro interazione con l’intelligenza artificiale.  

Su questa battaglia del capitale umano, oltre che sulla riorganizzazione delle supply chain, si baserà il futuro della corsa geopolitica dei materiali critici.