Finanza per il clima
2400 miliardi da trovare
Il mondo deve acquisire la consapevolezza che gli investimenti per la mitigazione e l'adattamento climatici sono indispensabili quanto la difesa, l'istruzione e l'assistenza sanitaria. Non esiste un’alternativa
6 min2
400 miliardi di dollari. 2,4 milioni di dollari moltiplicati per un milione. Un 2 e un 4 seguiti da undici zeri. Comunque la si legga è una cifra folle, ma è l’importo che il Gruppo di esperti ad alto livello (High-Level Expert Group, HLEG) sulla finanza per il clima indica come l’investimento complessivo necessario per arginare i peggiori impatti del cambiamento climatico a livello mondiale.
Fatto allarmante, non si tratta di una cifra una tantum: è quanto dal 2030 si dovrà investire ogni anno, anno dopo anno, per mantenere il mondo in condizioni relativamente tollerabili a fronte del cambiamento climatico.
È una cifra che riusciamo a malapena a immaginare. Impilati in banconote da 100 dollari, 2.400 miliardi di dollari formerebbero una torre alta più di 4.500 chilometri, la cui cima toccherebbe l’orbita bassa della Terra. Se spendessimo un milione di dollari al giorno, per arrivare a 2.400 miliardi ci metteremmo 6.000 anni. Stiamo parlando di una cifra all’incirca prossima all’intero PIL della Francia.
Negli Stati Uniti c’è un’espressione idiomatica che ben rende la sensazione di sbalordimento suscitata da tale cifra: sticker shock. Coniata inizialmente per descrivere la reazione degli aspiranti acquirenti alla vista dei prezzi indicati dai concessionari sugli adesivi (sticker) applicati ai finestrini delle auto nuove, l’espressione sticker shock descrive efficacemente lo stordimento che proviamo quando ci rendiamo conto di non saper proprio come permetterci qualcosa di cui non possiamo assolutamente fare a meno.
L’asimmetria della finanza per il clima
Nel caso della finanza per il clima, la sfida è resa ancor più ardua dalla non corrispondenza tra chi dovrà sborsare il denaro per gli investimenti e dove molti di questi andranno fatti. Gran parte della spesa per l’adattamento ai cambiamenti climatici dovrà servire a mantenere abitabili i paesi in via di sviluppo del sud del mondo, e a sostenerla dovranno essere i paesi sviluppati. Dire che è una situazione politicamente complicata è un eufemismo. Oggi i paesi avanzati faticano anche solo a raccogliere 100 miliardi di dollari (un misero 4 percento del totale necessario) per finanziare gli investimenti più urgenti nel sud del mondo.
Affermare che le istituzioni mondiali non sono adatte ad affrontare il tipo di sfide imposte dai cambiamenti climatici è ormai un po’ un luogo comune, ma è assolutamente vero se si pensa alle sfide della finanza per il clima. Alla sfida è inadatto, e in modo quasi comico, anche il processo della Conferenza delle Parti (COP, Conference of Parties) delle Nazioni Unite, che riconosce diritto di veto a ogni singolo paese: è ovvio che un processo che non può muoversi più velocemente di quanto l’Arabia Saudita non voglia non riuscirà a mobilitare le risorse di cui il mondo ha bisogno per adattarsi alla nuova realtà climatica.
Tuttavia, le conseguenze della mancanza d’azione sono troppo terribili anche solo per essere prese in considerazione. Le frontiere dei paesi sviluppati già s’incrinano sotto la pressione dei migranti che fuggono dalle condizioni di vita impossibili dei loro paesi. Da Lampedusa a Ciudad Juárez, i paesi sviluppati sono come Canuto il Grande che ordina invano alla marea di ritirarsi: una posizione scomoda.
Oggi, il grattacapo dei migranti è solo un’anticipazione di ciò che accadrà se non affronteremo le sfide climatiche sulla giusta scala e con la giusta potenza. I modelli scientifici per i prossimi cinquant’anni già evidenziano il rischio che ampie zone del mondo tropicale divengano inabitabili. Milioni di persone morirebbero ma altri milioni fuggirebbero, destabilizzando i paesi d’accoglienza in modi che oggi non possiamo nemmeno lontanamente immaginare.
A questo punto, iniziamo a vedere sotto una luce diversa la terrificante cifra di 2.400 miliardi di dollari: è una cifra folle, certo, ma forse non del tutto irraggiungibile. È meno della metà dei 6.000 miliardi di dollari che ogni anno si spendono nel mondo per l’istruzione, e non è nemmeno un terzo dei 9.000 miliardi che spendiamo per la sanità. Di fatto, è all’incirca pari ai 2.200 miliardi spesi l’anno scorso per la difesa a livello mondiale. Sono tutte somme ingenti, senza dubbio, ma l’umanità ha già dimostrato di poter trovare cifre di tale portata per finanziare le sue massime priorità.
Nei prossimi anni, il mondo dovrà svegliarsi e guardare alla nuova verità La mitigazione e l’adattamento climatici sono indispensabili quanto la difesa, l’istruzione e l’assistenza sanitaria. Una volta compreso che si tratta di investimenti irrinunciabili che non prevedono alternative, supereremo lo sticker shock e ci dedicheremo al duro lavoro di raccogliere i finanziamenti di cui il mondo ha bisogno per affrontare il cambiamento climatico.