La risposta dell’Unionedi Brahim Maarad 
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Parola d'ordine diversificare

La risposta dell’Unione

di Brahim Maarad 

Diversificazione dei fornitori, risparmio energetico, condivisione degli acquisti. Così l’Europa è riuscita a compensare il crollo delle forniture di gas russo. “Non abbiamo ceduto al ricatto. Ce l’abbiamo fatta”, il commento della presidente della Commissione

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rima dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione europea importava dalla Russia oltre il 40 percento del suo gas. Un anno dopo quella quota è crollata sotto il 9 percento. Un risultato della strategia di diversificazione delle forniture, risparmio dei consumi e condivisione degli acquisti.

 

“La Russia ha tagliato l’80 percento delle sue forniture di gas tramite gasdotto. Ma l’Europa è stata in grado di compensare tutto. Abbiamo diversificato verso i nostri partner di fiducia, come ad esempio la Norvegia e gli Stati Uniti. Abbiamo aumentato il risparmio con una riduzione concordata a settembre del 15 percento. Abbiamo riempito i nostri stoccaggi al 92 percento.  E penso che possiamo esserne orgogliosi. Abbiamo resistito”, ha affermato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in uno dei suoi interventi al Parlamento europeo.

 

I fornitori vecchi e nuovi

Gli amici sono i fornitori – nuovi e vecchi – che si sono fatti avanti per compensare il metano che non arrivava più dai gasdotti russi. Mosca ha tagliato l’80 percento della sua fornitura, per un totale di cento miliardi di metri cubi. In compenso la Norvegia ha portato la sua produzione europea da 78 a 90 miliardi di metri cubi (bcm, billion cubic meters); l’Azerbaigian ha siglato un’intesa per portare le forniture da 8 miliardi di metri cubi a 20 miliardi in pochi anni, a 12 miliardi già il primo anno. Gli Stati Uniti hanno aumentato di 15 miliardi di metri cubi il GNL via nave ai porti europei, portando il totale a 56 miliardi di metri cubi, più del doppio rispetto all’anno precedente (nel 2021 furono 22).
 

Oltre un quarto del gas comprato dal blocco dei Ventisette è rappresentato dal GNL, prevalentemente da Stati Uniti, Qatar e Nigeria. L’Algeria da parte sua ha portato la sua quota di forniture al 12 percento, per un totale di 44 bcm (quasi la metà della sua produzione totale).
 

Con la Norvegia la Commissione europea ha siglato un’Alleanza green per cooperare in modo anche più stretto sulle energie rinnovabili, in particolare l’eolico offshore, e sulle materie prime critiche. Con la garanzia che la Norvegia manterrà negli anni a venire il “suo elevato livello di approvvigionamento” di gas all’Ue.

 

la fotoPale eoliche in Norvegia. La Commissione Ue ha siglato con il Paese un’Alleanza verde

 

Con l’Azerbaigian l’Ue ha siglato un memorandum d’ intesa - lo scorso luglio - per l’espansione del Corridoio meridionale del gas. L’obiettivo è portare la sua capacità dagli attuali 8 miliardi di metri cubi l’anno a 20 miliardi in pochi anni. Inoltre, si punta, anche in questo caso, a una solida cooperazione sull’eolico offshore e sull’idrogeno green.
 

Con gli Stati Uniti l’alleanza transatlantica per l’energia, in chiave anti-Russia, si fa sempre più solida. “Confermiamo il nostro impegno per la sicurezza energetica dell’Europa e per accelerare la transizione globale verso l’energia pulita. La sicurezza energetica e la sostenibilità per l’Ue e l’Ucraina sono essenziali per la pace, la libertà e la democrazia in Europa. L’Ue ha confermato il suo obiettivo di raggiungere l’indipendenza dal gas russo ben prima della fine del decennio, lavorando per garantire un approvvigionamento energetico affidabile, conveniente e pulito ai cittadini e alle imprese dell’Ue e del suo vicinato. Gli Stati Uniti intendono collaborare con l’Ue in questi sforzi. È la dichiarazione congiunta firmata da von der Leyen e dal presidente americano, Joe Biden, al termine del loro bilaterale alla Casa Bianca lo scorso marzo. “Comprendiamo che la rapida transizione verso l’energia pulita è essenziale per far progredire l’indipendenza dell’Ue dai combustibili fossili russi e ci impegniamo a raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi, l’obiettivo delle emissioni nette zero entro il 2050, e a mantenere a portata di mano un limite di 1,5 gradi Celsius sull’aumento della temperatura. In linea con questa visione, la Commissione europea e gli Stati Uniti istituiranno una task force congiunta per affrontare le esigenze immediate di sicurezza energetica dell’Ue e accelerare la transizione verso l’energia pulita”, affermano ancora i due leader.
 

 

La sfida del prezzo

Nel corso del 2022 più si acuiva la crisi energetica più emergeva un altro fattore determinante per l’Ue: la sfida non è solo la disponibilità del gas ma anche a quale prezzo. “Non deve passare il messaggio che siamo disposti a comprare il gas a qualunque costo”, hanno fatto capire dall’Ue. E anche per questo hanno spinto per il progetto degli acquisti comuni, per “fare pesare il potere di mercato dei Ventisette”.

“Proponiamo un meccanismo di approvvigionamento congiunto e con una sensibilizzazione congiunta ai Paesi fornitori. In questo modo, possiamo garantire le importazioni di energia di cui abbiamo bisogno senza la concorrenza tra i nostri Stati membri, cosa di cui non abbiamo bisogno”, ha evidenziato von der Leyen.

 

Il 25 aprile la Commissione ha lanciato il meccanismo AggregateEu per gli acquisti congiunti di gas. Gli Stati membri si sono impegnati a partecipare all’aggregazione della domanda per almeno il 15 percento dei rispettivi obiettivi nazionali di stoccaggio del gas, pari a circa 13,5 miliardi di metri cubi all’anno. Poco più di cento società hanno sottoscritto la partecipazione all’acquisto congiunto e 77 hanno presentato richieste già alla prima gara per un totale di 11,6 miliardi di metri cubi di gas, 2,7 bcm di GNL e 8,9 per metano da gasdotto. Ad asta conclusa, sono risultati 25 i fornitori che hanno presentato le loro offerte per un totale di oltre 13,4 miliardi di metri cubi (20 percento per GNL e 80 percento da gasdotto).

 

E sempre per fare prevalere il proprio peso sul mercato, l’Unione europea ha introdotto un nuovo benchmark contro la speculazione che l’estate dell’anno scorso aveva fatto decollare il Ttf di Amsterdam. È dedicato al GNL su cui Bruxelles punta sempre di più per compensare il gas che non arriva più attraverso i gasdotti dalla Russia. L’introduzione del nuovo parametro, prevista da un regolamento Ue introdotto lo scorso anno per affrontare la crisi del caro energia, permetterà di assegnare un valore al GNL con un metodo più trasparente per mettere al riparo le aziende e i consumatori dalle variazioni ingiustificate di prezzo. Il nuovo benchmark giornaliero prenderà come riferimento diversi indicatori, come i prezzo del GNL per “delivery ex-ship” e i prezzi dei future del Ttf stabiliti alla Borsa di Amsterdam.

La diversificazione, per quanto indispensabile, non è sufficiente. L’offerta non si può controllare ma la domanda sì. Per questo il Consiglio dell’Ue, su proposta della Commissione, ha fatto ricorso agli strumenti di emergenza per approvare un obbligo di riduzione del consumo di gas del 15 percento.


 

Il risparmio energetico

“Voglio solo condividere con voi una cifra che mi ha davvero colpito: se nell’Unione europea, in un anno, diminuissimo la temperatura media dei termosifoni di soli 2 gradi, risparmieremmo l’equivalente dell’intera fornitura di Nord Stream 1. Questo dimostra il potere del risparmio energetico e dell’efficienza energetica”, ha più volte ricordato von der Leyen.

 

Gli Stati, seppure con qualche reticenza, alla fine hanno risparmiato quasi il 20 percento dei consumi

 

Il successo del provvedimento ha portato alla proroga dell’obiettivo anche per il 2023. Il regolamento mantiene la possibilità per il Consiglio di dichiarare uno “stato di allarme dell’Unione” per la sicurezza dell’approvvigionamento e, in tal caso, la riduzione della domanda di gas da volontaria diventerebbe obbligatoria.

 

L’obiettivo è di riduzione volontaria del loro consumo di gas naturale del 15 percento tra il primo aprile 2023 e il 31 marzo 2024, rispetto al loro consumo medio nel periodo compreso tra il primo aprile 2017 e il 31 marzo 2022. Gli Stati possono scegliere le misure con cui intendono raggiungere l’obiettivo. Ognuno in base al proprio mix energetico.

 

Infine, ancora una volta per limitare speculazioni e oscillazioni sul prezzo del metano, da febbraio è in vigore il difficile price cap introdotto dopo un negoziato tra gli Stati Ue durato mesi.

Il meccanismo di correzione del mercato si attiva automaticamente quando il prezzo dei derivati Ttf (Title Transfer Facility) a un mese supera i 180 euro/Mwh per tre giorni lavorativi ed è superiore di 35 euro a un prezzo di riferimento del GNL sui mercati mondiali per gli stessi tre giorni lavorativi.

 

I 180 euro sono quello che viene definito “trigger”, il pulsante che aziona il meccanismo; il tetto vero e proprio è dinamico

 

Il tetto viene calcolato a 35 euro sopra il prezzo medio del GNL: quindi il caso base è 145 più 35 euro. Ma se il GNL è sopra i 145, ad esempio 170 (con il Ttf a 250 euro a megawattora, per esempio), il tetto sarà a 205 euro (170+35). Tuttavia, anche se il GNL scenderà sotto i 145 euro, il tetto resterà comunque a 180 euro. Così da mantenere l’attrattività del mercato europeo e non perdere le forniture. Una volta attivato, il meccanismo verrà applicato per almeno 20 giorni e, se la soglia dinamica scenderà sotto i 180 euro, verrà automaticamente disattivato. Si disattiverà inoltre automaticamente, in qualsiasi momento, se la Commissione europea dichiara un’emergenza europea o regionale. È prevista un’ulteriore salvaguardia: il meccanismo si disattiva se la domanda di gas aumenta del 15 percento in un mese o del 10 percento in due mesi, le importazioni di GNL diminuiscono in modo significativo o il volume scambiato nel Ttf diminuisce in modo significativo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.